
fonte ageofaudio.com
Ci siamo! Ancora una volta Roland supera se stessa e, nel giro di un paio di mesi, annuncia l’uscita di un nuovo synth della serie Boutique e rilascia un nuovo sintetizzatore per la sola piattaforma hardware Fantom: n/zyme basato sulle wavetables.
Secondo me, questo è un grosso evento perche’, a memoria d’uomo, Roland non si era mai cimentata in questa particolare sintesi.
Un poco di storia
L’altra piccola ma grossa sorpresa riguarda l’ultimo sintetizzatore della serie Boutique: il JD-08 rifacimento dello storico synth Roland JD-800. Di cosa stiamo parlando? Di un synth completamente digitale, un bestione di 15kg di peso costellato di slider e controlli prodotto negli anni dal 1991–1993 con 24 voci di polifonia, una sorta di D-50 con tutti i controlli a pannello (anche il D-50 sfruttava in parte forme d’onda campionate). La differenza principale con il D-50 è che nel JD-800 il suono è generato tramite campioni messi in loop, il D-50 invece sfrutta solo l’attacco del suono campionato per poi continuare con un suono sintetizzato (anche se sono presenti alcune waveform con loop ma si tratta principalmente di effetti).

Epilogo della storia: il JD-800 (ma anche altri Roland basati sulla simile keybed) aveva un problema noto detto “della colla rossa”, praticamente i piccoli pesi applicati sotto i tasti della tastiera erano incollati con una colla che con l’andare del tempo tendeva a sciogliersi e colare nella parte interna del synth con tutti i problemi che questo poteva causare, primo di tutti il malfunzionamento dei contatti sotto i tasti. Altro problema riscontrato era la polvere che andava a danneggiare con il tempo sliders a caso del pannello con il risultato che i valori iniziavano a muoversi da soli oppure a scatti usando gli sliders. Lo strumento originale ha raggiunto in questo periodo delle quotazioni, a mio avviso, spropositate: si parte da 800 euro per esemplari con tastiera non funzionante fino ad arrivare a quasi 3.000 euro per esemplari perfetti.

La struttura di sintesi era abbastanza innovativa per l’epoca, come il suo quasi predecessore D-50 sfruttava 4 layer per ogni patch (64 senza usare la card di espansione) ma in questo caso il generatore sonoro era basato solo su campioni contenuti in ROM ben 108 campioni in 4MB… Oltre alla modalità Single era presente la modalità Multi dove il JD-800 poteva suonare 5 patch differenti più una parte denominata Special Part dove ogni tasto poteva avere assegnato un campione differente. A questo punto inizierei a definire le differenze sostanziali tra il modello originale e il nuovo boutique.
Dettagli
Per quanto riguarda la singola patch entrambi sfruttano 4 layer/tone quindi 4 synth completamente indipendenti (a parte per gli effetti). Se nel precedente modello la polifonia era di 24 voci condivise tra 4 layer (quindi a seconda del numero di layer usati era 24-12-8-4) nel modello attuale, vista anche la potenza di calcolo dei chip aumentata con il passare degli anni, la polifonia totale arriva a ben 128 voci che diventano 64-42-32 in base al numero di layer attivi nella patch. Il numero di parti del nuovo modello scende a 2 acquistando però uno step sequencer (64 step per le 2 parti sequenziabili) e un arpeggiatore.

Non mi dilungherò ad elencare le differenze tra i controlli del pannello, la più evidente però è nella sezione inviluppi, separata per il modello originale e invece in comune per pitch, amplificatore (TVA) e filtro (TVF) nella riedizione Boutique. Anche la sezione LFO ha i controlli in comune per i due oscillatori a bassa frequenza dove nell’originale erano completamente indipendenti. Scelte dettate, evidentemente, sia per limitare il prezzo sia per permettere di far stare i tantissimi controlli dell’originale nel form factor “Boutiquesco”.

So cosa vi starete chiedendo: “con tutti quei controlli così ravvicinati, è agevole editare i suoni, muovere gli slider per raggiungere il valore desiderato?”. La risposta stranamente è si ! Anche io all’inizio ero scettico, ma poi ho dovuto ricredermi: stiamo parlando di slider che hanno un’escursione di 1 cm per la quasi totalità tranne per i 4 situati nella sezione PALETTE (TONE A,TONE B, TONE C, TONE D), dove l’escursione diventa di ben 2 cm, quindi non ci si può aspettare miracoli, ad ogni modo ho apprezzato il lavoro fatto da Roland per rendere il più possibile agevole editare i parametri mediante questi lilliput-sliders.

Perché i controlli funzionano abbastanza bene pur essendo molto piccoli? Io mi son dato un paio di risposte: per prima cosa il JD-800 non aveva un un’escursione dei parametri/risoluzione elevata come i synth moderni, si parla di valori che vanno da 0 a 100 oppure da -50 a 50; seconda cosa i 4 slider più lunghi nella sezione PALETTE agiscono da controlli extra, utilizzandoli si andrà a modificare l’ultimo parametro editato dagli slider piccoli, questo indipendentemente per i 4 TONE. Usando comunque entrambi i tipi di slider si riesce ad ottenere il valore desiderato senza troppa fatica.
Pannello retro
Sul retro troviamo tutte le connessioni (ormai standard per la serie boutique che usano -dobbiamo farcene una ragione- mini jack) da sinistra a destra l’interruttore di accensione, il connettore USB-C che oltre ad alimentare il synth offre la trasmissione di dati midi bidirezionale e l’audio generato dal nostro piccoletto, il controllo del volume (un tantino scomodo), i tre mini jack per le cuffie, l’uscita audio principale e un input per mixare un eventuale segnale proveniente da altro strumento, non mancano due connettori standard MIDI/OUTPUT e questo non può che farci piacere.

Cosa mi è piaciuto
Basta iniziare a suonare i primi preset per venire catapultati nel bel mezzo degli anni ‘90 in maniera veramente violenta! E’ incredibile quanto suoni grosso il piccoletto. Il suono è molto ben definito per tutta l’estensione della tastiera, ovviamente si parla di usarlo con una master esterna per sfruttarlo al massimo, anche se all’occorrenza i pulsanti in basso possono fungere da mini tastiera (c’è anche un mini speaker interno per suonarlo volendo ovunque perché alimentato anche a batterie). Insomma, l’effetto revival è garantito. La costruzione è veramente ottima, gli slider sono di qualità e danno una sensazione di robustezza quando manovrati.
Cosa mi è piaciuto di meno
Avrei aggiunto la modalità catch per gli slider in modo da non variare subito il parametro, ma attendere che il cursore fisicamente “agganci” il parametro memorizzato per iniziare a variarlo. Un display alfanumerico: visualizzare il nome delle waveform storiche sarebbe stato bellissimo nonché utile per visualizzare i (non pochi) parametri non presenti sul pannello come quelli degli effetti.
Conclusioni
Con un prezzo di lancio di 399 euro io direi che siamo di fronte ad uno dei Roland Boutique più appetibili (a mio parere) assieme al JU-06 e al molto sottovalutato SE-02 (analogico).
Note: Ringrazio CasaMusicaleFabio per avermi messo a disposizione lo strumento per il TEST.

Roberto Miele